Esiste una correlazione tra deterioramento dell’udito nell’anziano e instabilità? Secondo l’ultima ricerca sul tema, si: meno si sente e più si inciampa. Lo studio in questione, proveniente dalla Corea del Sud e pubblicato sul Journal of the American Medical Association, ha dimostrato che la suddetta correlazione, già largamente ipotizzata e indagata, non solo esiste ma influisce considerevolmente sull’aumento di rischio in fatto di traumi anche gravi.
Coinvolgendo 3.864 persone dai 40 anni in su, tutte sottoposte alla raccolta di dati uditivi e misurazione del senso dell’equilibrio, la ricerca ha dimostrato che se la sordità lieve non è associabile a problemi di equilibrio, diverso è il discorso per le sordità di livello moderato o grave, che sarebbero invece legate a diversi gradi di instabilità posturale. Tra i dati emersi, uno dei più significativi riguarda inoltre la maggiore esposizione del genere femminile al rischio.
Tutto ciò non fa che smentire un modo di pensare comune, secondo il quale la sordità costituirebbe nient’altro che un disturbo cronico tra i più comuni in età avanzata, sostanzialmente privo di conseguenze. È vero invece il contrario: si tratterebbe piuttosto di un disturbo che ne crea altri, a loro volta determinanti nel verificarsi di eventi traumatici, come le cadute e le conseguenti fratture. Le conseguenze di simili eventi sono ben note e costituiscono un rischio concreto per la vita degli anziani che possono vedere la propria esistenza modificarsi drasticamente a causa dell’insorgere di complicanze capaci di comprometterne l’autosufficienza ma anche, a lungo andare, aumentare la morbilità riducendo l’aspettativa di vita.
Non solo: le conseguenze della sordità non sono trascurabili neppure a livello emotivo, perché chi ne è affetto incorre frequentemente in una sensazione di esclusione dalle dinamiche sociali e familiari, e soffre sentendosi ormai inutile e messo da parte. Ciò non fa che contribuire allo sviluppo di malesseri psicologici più o meno profondi.
Una soluzione farmacologica al problema non è ancora stata messa a punto, nonostante si stia lavorando in tal senso in diversi ambiti di ricerca, e attualmente il rimedio più largamente diffuso, benché piuttosto costoso, resta l’apparecchio acustico. In casi in cui simili condizioni vadano a compromettere l’autonomia del paziente e la sua capacità di muoversi all’interno dell’ambiente domestico, può essere utile intervenire rivolgendosi a figure professionali che si occupino della sua assistenza a livello domiciliare oppure, in casi meno gravi, si può valutare l’intervento di fisioterapisti con esercizi mirati volti al miglioramento dell’equilibrio.